Carissime mamme e papà,
tre lettere fa ci siamo parlati delle lacrime dei nostri ragazzi, a proposito dei loro piccoli e grandi problemi. Dei casini adolescenziali, dei drammi di fronte ad esclusioni o litigi o critiche e chi più ne ha più ne metta!
Le lacrime a cui faccio riferimento nell’oggetto di questa lettera hanno un’altra causa.
Il caso tipico è quello di quando si riceve un brutto voto. C’è chi reagisce facendo lo sbruffone e ridendoci su, per ostentare superiorità ed un certo menefreghismo: gli psicologi lo chiamano “meccanismo di difesa”, per evitare di soffrire… Ma la maggior parte dei nostri ragazzi e ragazze, quando ricevono una verifica con un bel “4” ci rimangono male; o quando nelle interrogazioni la prof. chiude il discorso con un “Vai pure a posto. Basta così. E vediamo di cominciare a studiare più seriamente!”, l’umiliazione è completata. Spesso piangono perché ritengono di subire un’ingiustizia: “Ma come? Ho studiato tutto il pomeriggio su appunti presi bene, mi son alzato al mattino presto per ripassare, mi ha anche fatto ripetere tutto la mamma, sapevo tutto e adesso ho preso 4! Allora tanto vale giocare alla Play!”.
In fondo è un ragionamento che ci sta: a causa deve seguire il giusto effetto. Se ho studiato deve corrispondere un bel voto. Senza eccezioni. E per la maggior parte dei casi è davvero così, ma non sempre. Cioè non sempre la vita restituisce il giusto e noi adulti lo sappiamo fin troppo bene. Spesso le nostre buone intenzioni non sono bastate e ciò che abbiamo desiderato tanto semplicemente non si è realizzato o solo in parte. E a volte abbiamo fallito decisamente.

A livello educativo penso che sia importante aiutare i ragazzi a capire che:
Primo: le ingiustizie esistono. Anche per ciascuno di noi. Il limite fa parte della vita dell’uomo: non siamo onnipotenti. Possiamo sbagliare, per colpa nostra, a causa di qualcun altro, per sfortuna o per chissà cos’altro. Accettare questo limite significa ridurre l’ansia da prestazione; significa anche prendere la vita con maggior leggerezza. Ma che bello! Sbagliare si può. Vincere sempre non è possibile. Facciamocene una ragione.
Secondo: la sconfitta di una singola partita non equivale matematicamente a perdere il campionato. Vale a dire: anche da un brutto voto i ragazzi possono uscirne rafforzati. Migliorare si può. Ritengo che sia importante, quando arrivano a casa i figli con un secco “4”, evitare di assalirli, sgridarli o castigarli all’istante. Il brutto voto non è un giudizio negativo sulla persona, ma un cartello indicatore per dire che quelle determinate conoscenze non sono ancora apprese. Quindi la prima cosa da fare è aiutare i ragazzi a capire perchè il brutto voto è arrivato, mentre mi ritenevo pronto. Cosa manca ancora per completare l’opera (il problema naturalmente non si pone se uno se n’è fregato e non ha studiato nulla: la causa del voto è lampante!). La frase “Tanto quel prof ce l’ha con me”, è una baggianata autentica!
Terzo: la fatica per raggiungere un risultato è linfa per la dignità della vita. La fatica, le lacrime, lo sforzo, la caduta per poi rialzarsi, quanto irrobustiscono la personalità, quanto sono propedeutici per ciò che si vivrà in un futuro prossimo. Non impegnamoci troppo a togliere gli ostacoli lungo il cammino dei ragazzi. Non riusciremo mai a proteggerli dalle inevitabili sconfitte e dalle conseguenti lacrime. Siamo piuttosto al loro fianco per sostenerli, ma non per sostituirci a loro. E, ancora una volta, le loro lacrime non sono necessariamente le nostre. O così, oppure acuiremo una fragilità che gli anni di Covid hanno già potenziato negli adolescenti (questo sarà oggetto magari di una prossima lettera del lunedì…).
“Difficile non significa impossibile. Significa solo che devi darti da fare”.
Buona giornata e buona settimana
Questa settimana nella nostra scuola:
martedì 15 novembre: Olimpiadi della matematica (per tutti gli allievi)
venerdì 18 novembre (dalle 18.15 alle 19.30): “Uno spritz con don Pier” per i genitori delle terze medie. Per i ragazzi di terza, in contemporanea, animazione.