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EditorialiLa nostra scuola

Lettera del lunedì: Ritorno alla Monarchia?

Carissimi mamme e papà,

ieri in tutte le chiese del mondo si è festeggiato un “Re”. Esattamente abbiamo festeggiato “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo”, nell’anno liturgico ultima domenica del Tempo Ordinario. Domenica 27 novembre si entrerà in Avvento per la preparazione al Santo Natale.

Due sono le immagini che mi vengono in mente quanto sento la parola “re”.

La prima è tutto il mondo gossip che vive e si nutre dei reali attuali: dalle vicende amorose, alle cerimonie, ai cappelli della fu Regina Elisabetta, ai suoi cani, a Re Carlo con Camilla, e via discorrendo.

La seconda immagine riguarda una delle saghe predilette da bambino, quella di Re Artù con i suoi cavalieri della Tavola rotonda (ricordate di sicuro lo straordinario film dove Sean Connery interpretava proprio il nostro re…): Artù, il re amato dalla sua gente di Camelot per cui viveva e riservava tutte le sue energie.

Ma cosa c’entra Gesù con tutto questo? Perché la Chiesa si ostina ad associare l’immagine del Signore con quella del Re?

La regalità di Cristo si allontana di molto dall’idea del re tradizionale: il suo trono è la croce, la corona è quella famosa intrecciata di spine, il suo manto regale un lacero camice intriso di sangue. Ancora una volta per noi uno spunto di riflessione per capire cosa conta di più nella nostra vita.

Eh sì, perché attualmente la spinta ad essere, ciascuno di noi, un piccolo re è fortissima! Tu devi essere efficiente, performante si dice, un vincente, si devono collezionare belle figure, così da riconoscere le tue doti, la tua bellezza fisica, suscitare insomma ammirazione. Gli altri poverini facciano come possono, ma non riescono ad essere al mio o nostro livello.

I ragazzi, per esprimere l’ammirazione verso qualcuno, gli gridano “Sei il migliore!” (parola che sottintende che gli altri valgono inesorabilmente meno, proprio come di fronte ad un re).

La regalità di Gesù Cristo si esprime invece nel servizio. Nel permettere a tutti, in particolare a chi è più in difficoltà, di “esserci”, di giocare le proprie carte anche se fuori dai clichè stabiliti da chissà chi sul fisico, sulla prestanza, sugli abiti, sul tenore di vita. Facciamo così: quando incontriamo qualcuno dei nostri cari o dei colleghi di lavoro o dei nostri amici e amiche applaudiamo piuttosto che elemosinare applausi, apprezziamo piuttosto che essere pieni di ansia per essere riconosciuti, elogiamo invece di criticare.

Perdonate questo tono forse un po’ moralistico, ma arrivato a 56 anni mi viene proprio da ridere quando incontro esseri umani che “portano in giro se stessi”, gonfi come tacchini.

Ognuno, ci dice Cristo Re, è importante e regale. Punto e basta. Lo sforzo è quello di proteggere la nostra e l’altrui dignità.

Vi lascio con una massima di San Filippo Neri sul tema di questa lettera. Righe di straordinaria saggezza:

“Vi sono tre specie di vanagloria. 

La prima è Padrona, e si ha quando questa va innanzi all’opera e l’opera si compie per il fine della vanagloria. 

La seconda è Compagna e si ha quando l’uomo non fa l’opera per fine di vanagloria ma nel farla sente compiacenza.

La terza è Serva e si ha quando nel fare l’opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.

Avvertite almeno che la vanagloria non sia padrona: quando è compagna non toglie il merito dell’opera buona, ma la perfezione consiste nel far che sia serva”.


Questa settimana nella nostra scuola:

venerdì 25 novembre (dalle 18.15 alle 19.30): “Uno spritz con don Pier” per i genitori delle seconde medie. Per i ragazzi di seconda, in contemporanea, animazione. Prenotare la partecipazione entro e non oltre mercoledì 23 novembre.

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