Dalle origini ad Oggi
L’Istituto Scuole Professionali Salesiane, fondato da don Bosco a San Benigno Canavese nel 1879, utilizza i locali dell’antica Abbazia di Fruttuaria, ristrutturati dal cardinale Delle Lanze. La Casa fu inaugurata nell’estate del 1879. All’inizio fu sede per i novizi, ma già nell’autunno sorsero anche i laboratori, umili e rudimentali: sarti, falegnami, fabbri e legatori. Era l’inizio dell’attività caratteristica di San Benigno. Ci furono varie trasformazioni, ma la Casa si mantenne sempre nella linea del lavoro. Per vari decenni ci furono i tipografi ed anche una scuola agricola al “Molino”. Sempre al Molino funzionò una rudimentale centrale elettrica che assicurò l’illuminazione a tutto il paese. Nel 1904 aprirono le scuole serali e l’Oratorio festivo.
In tempi più vicini fu fiorente l’avviamento professionale, che in seguito si trasformò in Scuola Media e Centro di Formazione Professionale, che attualmente accolgono circa 900 allievi quotidianamente.
Curiosità dalle Memorie di Don Bosco – MB XIV
Il pensiero di chiamarvelo [Don Bosco] partì dal parroco Don Benone, che, fallito un primo tentativo, fu più felice in un secondo. Propose a Don Bosco di subentrarvi per fondare ivi un collegio suo. Don Bosco rispose che ben volentieri accoglieva la proposta; ma innanzi tutto il parroco vedesse di ottenere il consenso del Vescovo d’Ivrea, che era monsignor Moreno. Quegli, sicuro di non incontrare alcuna difficoltà per un’opera tanto buona, si recò da Monsignore, al quale con la familiarità di vecchio amico espose il caso. – Mai e poi mai, gli disse Sua Eccellenza, permetterò a Don Bosco di stabilirsi nella mia diocesi -.
Mortificatissimo a sì inattesa risposta, il teologo si ritirò nè si trattenne a pranzo nell’episcopio, come soleva fare ogni volta che qualche motivo lo conduceva dal capo della diocesi. In seguito il Vescovo, sperando di aver egli col tempo a sua disposizione l’edifizio, mise le mani innanzi per impedire che altri se ne ingerisse; col quale intendimento vi fece molte riparazioni e brigò presso il Governo perchè fosse riconosciuto monumento nazionale. Il riconoscimento venne, egli buttò nei lavori quindici mila lire, e tutto finì con tornare a vantaggio di Don Bosco; poichè la nuova condizione dell’edifizio ne impedì il passaggio ad altri acquirenti, finchè, morto il Vescovo nel 1878, Don Benone ripetè con ottimo successo il tentativo d’installarvi i Salesiani.
La regia prefettura di Torino prima di accordare l’approvazione definitiva inviò al sindaco la seguente nota:
“Siccome poi nel contratto di cessione dal Demanio al Comune quest’ultimo si è obbligato di non destinare il Palazzo Abbaziale ad usi che non siano di pubblica utilità; così converrà che la S. V. indichi espressamente a quale uso detto Palazzo sarà adibito dal Sacerdote Bosco, che accenni le ragioni per le quali l’uso stesso potrà rivestire il carattere di utilità pubblica ”.
Avviate per bene le cose, ne parlò Chiaramente nella citata circolare del 1880 ai Cooperatori, dove, presentando la nuova casa come “destinata a molteplice scopo di pubblico bene”, soggiungeva:
“Ivi parecchi poveri giovanetti apprendono un mestiere, mentre altri fanno il tirocinio per divenire buoni maestri ed assistenti nelle scuole e nei laboratorii. V’interviene pure nei giorni feriali la scolaresca del paese; vi si tiene anche oratorio festivo”.
Sono intuitive le ragioni di cautela che gli consigliavano di evitare qualsiasi cenno a religioso noviziato. D’altra parte il municipio, lasciando mano libera a Don Bosco, ci aveva il suo tornaconto, inquantochè questi arricchiva il paese di un’utile istituzione e liberava il bilancio comunale, da obblighi onerosi.
Le radici nell’Abbazia
La storia della presenza salesiana non può che trovare le proprie radici nell’Abbazia di Fruttuaria. L’aveva fondata nel 1001 il monaco Guglielmo di Volpiano, già abate benedettino di San Benigno a Digione e istitutore di quaranta monasteri, celebrato grandemente per santità e dottrina in tante parti dell’Europa cristiana.
Durante il medio evo l’influenza di questa abbazia crebbe a segno che il suo capo ne reggeva trenta altre, esercitando giurisdizione anche temporale non solo in Italia, ma in Francia, in Austria e in Corsica; poichè Papi, sovrani e signori feudali dotarono largamente la badia di villaggi, castelli e beni. Un tempo ne dipendevano fino a milleduecento monaci benedettini.