Caro amico di una galassia lontanissima,
ti immagino alle prese con lo strano aggeggio che ti abbiamo inviato, il Voyager Golden Record, un disco in rame placcato d’oro. Su un lato ti abbiamo anche disegnato le istruzioni per leggerlo.

Voglio immaginare che le onde sonore possano espandersi anche nella tua atmosfera e che, soprattutto, tu possegga il senso dell’udito! Voglio immaginare che tu sia riuscito in qualche modo a far funzionare il disco e a ricevere quindi il nostro messaggio. Come vedi, il disco contiene immagini che descrivono il nostro Pianeta, il nostro Sistema Solare e le più significative esperienze della vita umana: una fotografia di una mamma che allatta il figlio, una famiglia che pranza insieme, un’immagine del nostro DNA, suoni naturali (come o scroscio della pioggia, il ruggito del leone, i versi di altri animali, le voci degli uomini.

Temo che i nostri saluti, che ti abbiamo inviato in cinquantacinque lingue diverse, (eh sì, sulla Terra parliamo lingue così diverse che riusciamo a capirci a stento!), ascoltati uno dopo l’altro, insieme ai suoni della natura (il soffio del vento, il rombo dei tuoni e i versi degli animali) possano averti dato la sensazione di qualcosa di ingarbugliato, di una lite tra tante persone. Ti immagino però, con i tuoi sette occhi chiusi (nei film di fantascienza ti rappresentano quasi sempre con più di due occhi!), che ti lasci trasportare dalle note della musica classica e riesci ad immaginare qualcosa in più di noi mentre ti scappa un sorriso…

Fino ad oggi, dal megaschermo da cui ho sempre immaginato che ci osservavi, come in un film senza audio, correre, affannarci, lottare, lanciare bombe, salutarci, abbracciarci, ti sembravamo poco più che formiche impazzite…

Credo che la musica oggi più che le fotografie, ti abbia emozionato e fatto comprendere quello che noi proviamo: i brividi che ci percorrono lungo la schiena quando siamo spaventati (Beethoven nella “ Quinta sinfonia”), il terrore che si fa largo in noi quando temiamo che il male possa sopraffare il bene (Mozart nella “Regina della Notte), il battito regolare del nostro cuore quando siamo sereni (Bach nel “Concerto brandeburghesi n.2 in fa), il battito forte quando scoppiamo di felicità… la musica, come vedi, è un linguaggio universale, arriva dritta al cuore anche quando si parlano lingue diverse e si appartiene a galassie differenti.

Grazie alla musica, oggi avrai capito qualcosa in più di noi, piccoli esseri umani, capaci di cose terribili come la guerra ma anche di cose grandiose come la musica, che riesce a far comunicare mondi così differenti e lontani come i nostri. Se mai un giorno riuscissimo ad incontrarci la musica sarà il punto di partenza per poter parlare ed iniziare la nostra conoscenza, la nostra amicizia.

Un saluto dal pianeta Terra,
Dario